Rivista Anarchica Online
A colloquio con Giuseppe Galzerano, editore anarchico
a cura della Redazione
Entrato nella rosa dei volumi partecipanti al premio Viareggio 1980 e segnalato anche al premio
Villa S. Giovanni 1980, il volumetto America! America! è stato recensito su numerosi
quotidiani
e settimanali italiani. Si tratta dell'autobiografia di Antonio Margariti, un anarchico calabrese (di
Ferruzzano) emigrato giovane negli Stati Uniti per cercare lavoro ed ivi tuttora residente (ha già
compiuto 86 anni). Nel volumetto sono riportati sia il manoscritto buttato giù da Margariti in un
"dialetto" calabro/americano che ne trasmette tutta la vivacità, sia la versione intelligentemente
rielaborata dall'editore. Questi è Giuseppe Galzerano, quasi trentenne, residente a Casalvelino
Scalo, nel cuore del Cilento - quella regione montagnosa della parte meridionale della provincia
di Salerno che si attraversa in treno tra le stazioni di Agropoli e di Sapri, sulla linea Napoli-Reggio Calabria. A
Galzerano, ben conosciuto nella sua zona soprattutto per la sua attività
editoriale, abbiamo posto alcune domande.
Da quando e come sei diventato editore? Direi da molti anni se consideriamo che nel '70, a
17 anni, stampai e diffusi un mio "romanzo
contro il trapianto del cuore" in cui narro la vicenda d'un vecchio oppressore che ordina
l'uccisione di due giovani, per impossessarsi dei loro cuori per sopravvivere continuando a
sfruttare e a maltrattare la povera gente. Una storia inventata, in cui si evidenziava che la scienza
è stata sempre al servizio dei ricchi e degli oppressori per schiacciare i poveri e come tale era ed
è pericolosa. Nel '73 proposi e curai tre libri con l'editore Napoleone. Venne poi il catalogo dei
"Libri rari ed introvabili", vecchi testi anarchici e socialisti che ricevevo da un compagno degli
Usa, Giuseppe Popolizio. Il primo libro che pubblicai come "editore" fu "Carlo Pisacane, un
dirottatore di cent'anni fa" che uscì con la sigla "edizioni di storia cilentana" nella quale sto
ancora continuando a proporre materiali storici, etnografici e linguistici sulla realtà e sulla
tematica del Cilento. Sollecitato da alcuni avviai anche una collana di poesie, "altri versi",
caratterizzata dai contenuti meridionalistici, sociali e di impegno civile: poesia di denuncia,
insomma. La mia attività editoriale è nata dalla constatazione che gli uomini di cultura sono
latitanti. Iniziai con i pochi soldi incassati/recuperati in seguito a una denuncia contro un agrario
che mi aveva sfruttato e mal retribuito: lavoravo alle fragole ed avevo 20 anni.... Erano appena
trecentomila lire e non arrivammo alla sentenza. Feci il "Pisacane", recuperai i soldi e continuai e
così sto andando avanti: quando sono in pareggio, faccio un nuovo libro. Di soldi ne ho sempre
pochi. Per avere qualche lira in più, il che significa poter stampare qualche libro in più, ho fatto
ogni tipo di lavoro (cameriere, agricoltore, operaio, spaccapietre). Ad undici anni ero già in
fabbrica e il mio studio non è costato cento lire al bilancio familiare. Ho fatto, sempre, tutto da
me.
Come risolvi il problema finanziario? Ricevi sottoscrizioni dai compagni, dagli enti della tua
zona o ci metti tutto tu? Da me. Non ho avuto mai un contributo finanziario da enti, comuni, province,
regione, perché i
libri che faccio sono una denuncia delle condizioni sociali del Cilento. Di tanto in tanto qualche
compagno/a mi manda la duemilalire in più. Capita pure di ricevere diecimilalire per un libro.
Ma sono episodi sporadici e sommando questi contributi non sempre riesco a mettere insieme
molto. Sono comunque grato a questi compagni e li ringrazio perché quei loro piccoli contributi
rappresentano un segno maggiore della stima e della solidarietà che sentono nei confronti del
lavoro che faccio. C'è stato poi il contributo del prof. Gerardo Ritorno, un socialista di Polla,
adesso deputato regionale, che mi ha aiutato per l'edizione di "America! America!". Certamente
senza il suo contributo chissà quando e come avrei realizzato il libro. Non ho avuto mai nulla da
nascondere ed avendo fatto i precedenti libri con il sudore della mia fronte, ho "svelato" questo
fatto nelle pagine del libro perché faccio tutto alla luce del sole. Ho sempre presente
un'espressione di Giovanni Bovio: "non fare mai quelle cose che poi hai bisogno di coprire o di
celare".
Come hai risolto i problemi della distribuzione? Andiamo male. I piccoli editori hanno
difficoltà a farsi accettare da un'agenzia di distribuzione.
Ho in parte risolto il problema facendo dei comunicati sulla nostra stampa e su altri giornali
letterari e politici, nei quali viene dato il mio recapito e chi è interessato ai libri che propongo mi
scrive. Per i libri sul Cilento riesco a passare per le scuole della zona ed ho un mercato minimo,
ma non tutti i presidi mi concedono di girare per le scuole. C'è anche chi ha sostenuto che
"disturbo le lezioni" pur portando libri locali, che offrono una testimonianza su un patrimonio
culturale sconosciuto, inedito, ma interessante perché è importante conoscere il proprio passato
per incidere nel presente e creare un futuro migliore. Se vogliamo questo è lo scopo principale
della mia casa editrice, ch'è l'unica in tutto il Cilento ed ha una chiara e coerente linea politica e
culturale. Ce n'è tanta di gente che va raccontando di "amare" il Cilento, ma ce ne fosse stato uno
solo di costoro che avessi avuto il coraggio di rischiare i suoi soldi per fare un libro! Sono stato
io, un giovane anarchico, ad avere il coraggio di farlo. Sì, un anarchico che crede nella cultura e
non nella violenza e questo fatto li ha sconvolti, anche perché in tutto quello che faccio non mi
estraneo mai dalle mie convinzioni e ovunque m'è possibile porto una visione delle cose ed una
testimonianza anarchica, antiautoritaria, che inevitabilmente avrà i suoi limiti.
Hai ottenuto un particolare "successo" nella tua regione? Diciamo di sì, ma si tratta
di successi letterari ed umani, non commerciali. Ad esempio è positivo
che in ogni paese del Cilento ci sia almeno una persona che ti conosce, ti saluta, ti invita a casa,
vuole offrirti qualcosa al bar. Poi qualche giornale s'è occupato di me, della mia attività editoriale
in una zona laddove altri avrebbero smesso subito anche per il fatto che, esclusi pochissimi paesi,
nel resto non ci sono edicole né librerie. Il gioco vale la candela? mi domandano. Vale senz'altro
e se vuoi è già un "successo" che io continui a restare sulla breccia.... Il "successo" in un certo
senso è arrivato con "America! America!" che è stato tra i libri finalisti
al Premio Viareggio. Non l'ha vinto perché non era un libro "raccomandato", non era stato siglato
da una grossa casa editrice del Nord, ma da un piccolo e sconosciuto editore del Sud. Erano in
lizza libri di autori con alle spalle grossi editori come Mondadori, Rizzoli, Feltrinelli ed essere
arrivato lì è comunque una soddisfazione e un "successo". Partecipa ad altri importanti premi
nazionali ed è stato adottato come testo di narrativa in alcune scuole medie, ed è stata costretta ad
occuparsene la stampa nazionale come l'Unità, l'Avanti, l'Espresso, l'Europeo ed altri e finanche
la TV nazionale gli ha dedicato 3-4 minuti in una trasmissione di informazione libraria.
Adesso che fai? Per caso mi sono trovato a fare il supplente nelle scuole elementari. Spero
di farlo anche per
l'anno prossimo, altrimenti c'è il lavoro da operaio alla fabbrica di marmo o un qualsiasi altro
lavoro. Ho avuto con i ragazzi un rapporto alla pari, di cordialità e senza autoritarismi,
rispettando la loro personalità nella convinzione che nell'insegnamento anche i ragazzi possono
insegnare qualcosa. In un paese dell'interno, dove ad esempio non c'è nulla - neanche un bar! - un
genitore venne a contestarmi perché non picchiavo i bambini e li trattavo alla pari facendoli stare
intorno alla cattedra invece di tenerli prigionieri nei banchi. Immagina un po'!.... La sua
contestazione perché così facendo i ragazzi crescevano "senza rispetto" fu un riconoscimento.
I tuoi programmi? Di idee ne ho tante, ma... per realizzarle ci vogliono i soldi. Comunque per
adesso farò forse
un'antologia della poesia di protesta latino-americana, forse un libro su Rocco Scotellaro. Ho
pure scoperto che in un paese vicino al mio, Casalvelino (io sto allo Scalo, ma è frazione del
comune di Castelnuovo) nacque un internazionalista che a Napoli dirigeva Humanitas e Il
Piccone, dei nostri giornali. A 25 anni fu arrestato per aver commemorato la Comune ed ha
scritto romanzi sociali, a giudicare dal titolo, interessantissimi e che furono tradotti perfino a
Cuba e nell'America Latina. Sembra poi che Pasquale Pensa in vecchiaia abbia fatto una brutta
fine, ma è una cosa che devo verificare. Vorrei ripubblicare qualcuno o tutti i suoi libri giovanili
e proporrò la faccenda al Comune di Casalvelino sperando che se ne accolli l'onere finanziario o
mi venga riconosciuto un contributo in denaro. Ancora, come editore, vorrei fare un opuscolo di
Kropotkin "La morale anarchica", non l'odio, e penso anche ad un libro sull'anarchismo in
Cina. Per la collana di studi sul Cilento penso ad un libro di fotografie dal mondo dei vinti, e vorrei
uscire con la relazione dell'Inchiesta agraria Jacini fatta nei primi anni del 1880 - è un documento
sconosciuto che ho rintracciato e pubblicandolo nella serie "passato e presente" lo metterò a
disposizione del popolo e degli studiosi perché possano ripercorrere l'itinerario di abbandoni
secolari e deliberati per tenere il popolo chiuso nel "recinto". Vorrei anche avviare una rivista
dalla periodicità forse irregolare su "aspetti e momenti, testi e documenti di storia e di cultura
cilentana popolare e meridionale". Per quanto riguarda me come autore dovrei uscire con la Gammalibri editrice,
con un libro sulle
condizioni di lavoro nel Cilento. È una testimonianza personale che si riferisce alla mia
esperienza di operaio alle fragole, dove "sobillavo" le 4-500 operaie per ottenere delle paghe più
giuste e condizioni migliori di lavoro e fui sbattuto sul lastrico. Non so quando uscirà. Lo sta
anche esaminando un editore francese e chissà che non esca anche in Francia. Devo poi portare a
termine una ricerca su Giovanni Passanante, l'anarchico meridionale che nel 1878 a Napoli
attentò alla vita di re Umberto I. Sto pure scrivendo la "storia" d'un contadino innocente accusato
di un omicidio "pagato" con due anni di galera. Ci dovrebbe essere anche un libro sui "briganti",
scritto dalla loro parte e contro l'invasione piemontese nel Sud.... Come vedi quello che mi attrae è la
storia, la vicenda umana degli umiliati, dei vinti, dei
sopraffatti, degli schiacciati siano essi anarchici, contadini, briganti, emigranti...
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